Ruolo del turista nella gestione del turismo a Firenze
Turismo a Firenze (in Toscana)
Con l’intento di semplificare, ma molto grossolanamente, si possono immaginare tre situazioni.
Quella del turista a Firenze che è anche contribuente dello Stato italiano e del sistema di oneri fiscali imposti dalle Amministrazioni locali.
Quella del turista a Firenze che è contribuente dello Stato italiano, ma anche di altri sistemi di oneri imposti da Amministrazioni locali diverse da quelle fiorentine o toscane.
Quella del turista a Firenze che non è contribuente né del primo né del secondo tipo, e, magari, è perfino residente al di fuori dell’area europea.
Sono tre situazioni che definiscono un rapporto costi-benefici di gran lunga diverso, per la città, per i turisti, per i residenti, per i diversi operatori turistici.
Ma, a prescindere da queste condizioni, i valori del turismo fiorentino devono essere sostenibili nell’ampio senso che si è precisato, sia che si tratti di un turista che utilizza un insediamento alberghiero ed acquisti la Firenze-Card, oppure di uno che pernotta in località al di fuori dell’area fiorentina, di un crocerista o di un escursionista.
È di tutta evidenza che quello che è un problema di impossibile soluzione razionale, va praticamente e politicamente affrontato con politiche assai differenti, che prevedano divieti di accesso, razionamento della domanda turistica, limitazioni temporali nella permanenza in un sito turistico, e/o politiche di prenotazione a distanza ed anticipate, oppure politiche che ricorrono in vario modo al fattore “prezzo” da pagare per accedere alla risorsa turistica. La ricerca che segue si esprime di fatto a favore del ricorso al razionamento via prezzo, limitando i divieti ed i limiti amministrativi.
Il principale problema di chi governa una città turistica per eccellenza come Firenze, è quello di riuscire a parlare anche a nome di chi non ha modo di farsi sentire nelle transazioni turistiche di mercato, pur dovendosi ricordare che il residente dispone sempre del diritto di esprimere consenso o dissenso al momento del voto (a quel punto, tuttavia, per l’amministratore pubblico c’è solo il tempo per ascoltare i verdetti; quello per l’ascolto è già trascorso).
In via teorica si potrebbe cercare di tassare chi produce esternalità negative e di incoraggiare tangibilmente chi dà luogo a esternalità positive con misure latamente premiali. Una soluzione questa di ardua concretizzazione, ma non impossibile.
Ma proposte di questo genere appartengono al mondo dei principi “moralistici” per i quali la categoria del giusto (o dell’ingiusto) veste casacche differenziate a seconda della occasionale posizione che l’interessato occupa.
Siamo, in questa ipotesi, nel mondo teorico del possibile, ma si tratta di scenari da tenere a mente.
Niente impedisce di pensare a una tassazione di favore per gli immobili dell’area turistica fiorentina destinati ad essere utilizzati da studi professionali, da centri di ricerca, da semplici residenti, da centri direzionali di imprese, da rappresentanze diplomatiche. Le amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali, comunali dispongono di una vasta gamma di strumenti per intervenire a favore o sfavore di chi non ha “voce” perché non è attivo nelle ordinarie transazioni turistiche di mercato.
Si deve però essere consapevoli che il fenomeno della “congestione turistica” non si risolve con le misure che limitano la domanda di una o di un’altra parte delle risorse turistiche, pur se va riconosciuto ch’esse producono comunque risorse finanziarie ed assicurano una adeguata conservazione di questo o quel valore monumentale od artistico.
Ma il vastissimo tema di una opportuna necessaria valutazione dei costi prodotti dal turismo, in particolare a Firenze, ha una dimensione ed una problematicità assai più vasta.
Va ribadito che il successo di una politica turistica non può essere ridotto alla sua capacità di accrescere la domanda e la spesa turistica, catturati dalla prospettiva che in un gioco a somma positiva tutti gli operatori possono essere in grado di migliorare la loro rispettiva posizione economica, seppure in un grado assai diverso caso da caso.
Ma in questa ipotesi si pone comunque il tema-problema di accertare il costo in più provocato da un turista, consapevoli che è alto il rischio di non essere ascoltati.
Operiamo in un sistema contro-indicativo, complesso e globalizzato, talché i singoli operatori turistici non sono in grado di valutare (o non lo vogliono) le conseguenze globali, dirette ed indirette, di oggi e di domani, dovute al loro comportamento.
E non sono neppure in grado di porselo (e non desiderano farlo) neppure i Comuni, le Regioni, gli Stati turistici per eccellenza. Ma il problema esiste.
Analiticamente può essere integrato nella letteratura dei limiti allo sviluppo, ma in termini esasperati non solo per il fatto di dover organizzare l’offerta turistica che avviene in molti luoghi in un regime di costi crescenti, quanto perché in alcune località turistiche per eccellenza, quelle con risorse storiche, naturali, artistiche, l’offerta è data e in molti luoghi è immutabile, così come lo è a Venezia, Pompei, Siena, Avignone, Petra o Piazza Armerina. Bisogna riflettere sul monito che proviene con insistenza da istituzioni o da esperti specializzati negli studi turistici sui luoghi a rischio di estinzione.
Firenze non fa parte di questo elenco che privilegia i luoghi puntuali alle città (anche Venezia non ne fa parte), solo perché il male del nostro turismo è sottile, che si avverte solo quando può essere tardi per porvi rimedio.
Gli abbozzi teorici cui ricorrere potrebbero allora essere ricercati negli studi teorici sul limite all’uso della biosfera od a quelli, oggi di gran moda, sull’uso delle infosfera e su tutte le conseguenza, politiche, economiche, di sicurezza personale e non, che ne derivano. La nostra touristsfera è composta di tante diverse parti, alcune delle quali sono in grado di ospitare una crescente domanda turistica quasi a dismisura, altre sono suscettibili solo di ampliamenti limitati ma costosi, altre sono fisse una volta per sempre, ed il processo di sostituibilità fra le medesime è significativo in certi casi, ma assai limitato in altri.